Ansia Sociale

Il disturbo d’ansia sociale: sintomi e trattamento

“Non sono andata al compleanno di Fabio, sono stata male tutto il giorno sabato, mi sono svegliata che avevo già l’ansia, mal di stomaco. Quando sono con gli altri ho sempre l’impressione di non saper comunicare, ho paura di dire troppo, di sbagliare, di non dire nulla di interessante”.

“Se leggerò il discorso per il matrimonio di mio fratello davanti a tutti, amici e parenti, inizierò sicuramente a balbettare e diventerò rosso, mi fisseranno tutti e farò la figura dello stupido”.

In questo articolo
Le caratteristiche del disturbo d’ansia sociale

Il disturbo dell’ansia sociale o fobia sociale, è un disturbo psicologico caratterizzato da un’intensa e persistente paura di affrontare le situazioni sociali in cui si è esposti alla presenza e al giudizio altrui per il timore di apparire incapaci o ridicoli e di agire in modo inopportuno.

Si tratta di un disturbo d’ansia causato dalla paura di essere giudicati negativamente in situazioni sociali o durante lo svolgimento di un’attività. La persona teme che le proprie prestazioni e comportamenti possano esporla a valutazioni negative da parte degli altri.

Le persone con Disturbo d’Ansia Sociale presentano allarme e disagio in situazioni le più disparate come mangiare o bere in pubblico, usare il telefono in pubblico, prendere mezzi pubblici, parlare di fronte a un gruppo di persone, intervenire durante una riunione di lavoro, partecipare a una festa, parlare con uno sconosciuto, chiedere informazioni e chiarimenti, firmare, camminare di fronte ad altre persone, sostenere una conversazione con un gruppo o con una singola persona.

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Il timore del giudizio

Il timore centrale del disturbo d’ansia sociale è quello di essere giudicati ansiosi, deboli, impacciati, stupidi, sciocchi o inadeguati.

Questo timore può essere tanto forte da produrre sensazioni di disagio molto intense:

  • palpitazioni
  • tremori
  • sudorazione
  • rossore del volto
  • malessere gastrointestinale
  • dissenteria
  • tensione muscolare
  • confusione

Queste possono provocare veri e propri attacchi di panico. Spesso si può avere il timore di essere giudicati noiosi, non interessanti o di poter dire qualcosa di sbagliato, tanto da essere giudicati inadeguati.

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Sintomi e cause del disturbo d’ansia sociale

Secondo il DSM 5, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione, i sintomi della fobia sociale o disturbo d’ansia sociale sono i seguenti:

  • Marcata paura o ansia rispetto a una o più situazioni sociali in cui l’individuo è esposto al possibile giudizio degli altri
  • L’individuo teme di mostrare i sintomi di ansia e che verranno valutati negativamente (umiliazione, imbarazzo)
  • Le situazioni sociali provocano quasi sempre paura o ansia
  • Le situazioni sociali vengono evitate o sopportate con intensa paura o ansia
  • La paura o ansia è sproporzionata alla minaccia reale rappresentata dalla situazione sociale e al contesto socio-culturale
  • La paura, l’ansia o l’evitamento causano disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti del funzionamento.

Secondo la letteratura scientifica le cause che portano all’insorgenza di un disturbo d’ansia sociale possono definirsi multifattoriali.

Tra i fattori di rischio che possono facilitare l’insorgere del disturbo d’ ansia sociale vi sono:

  • storia familiare (se un genitore o un fratello ha disturbo d’ ansia sociale)
  • tratto di personalità di marcata timidezza
  • esperienze negative di bullismo, derisione, umiliazione e rifiuto sociale e criticismo
Il Disturbo d’ Ansia Sociale a livello cognitivo, comportamentale ed emotivo
 
Livello Fisiologico

Le principali manifestazioni neurovegetative nell’ ansia sociale sono: sudorazione, balbettio, palpitazioni, tremori, rossore, vampate di calore, tensione muscolare, sensazioni di nausea, vertigini. 

Livello cognitivo

Il soggetto con ansia sociale è caratterizzato dall’essere molto critico verso sé stesso e da uno schema centrale di Sé come incompetente, maldestro, debole, ridicolo, noioso, non brillante.

L’Altro è invece visto come abile, superiore, competente, ma anche rifiutante, criticante, che disapprova e deride. Alla convinzione di non essere in grado di sostenere una situazione interpersonale, che qualsiasi cosa si faccia o si dica sia sbagliata, si aggiungono la sensazione marcata di essere osservati e di essere al centro dell’attenzione altrui. Questa è definita come “public self-consciousness” ed è accompagnata dalla convinzione che gli altri, invece, non provino ansia sociale.

Livello comportamentale

Sul piano comportamentale, per sottrarsi all’esposizione di esperienze ansiogene o potenzialmente tali, questi soggetti adottano condotte di rinvio (es. rimandare un esame, un appuntamento importante), di evitamento (es. non scrivere davanti ad altri, non mangiare in compagnia), di rinuncia (es. rifiutare un incarico, non tenere un discorso dinanzi una platea) e di ritiro (es. non partecipare a feste o eventi mondani con molte persone).

Inoltre, nelle loro modalità di relazionarsi adoperano comportamenti protettivi (come rimanere in disparte cercando di non attirare l’attenzione, provare a nascondere le proprie difficoltà, ad esempio truccandosi per coprire il rossore, mettere le mani nelle tasche) e una comunicazione anassertiva o di sottomissione (es. evitare il contatto oculare, non dire di no quando si vorrebbe, non prendere l’iniziativa in un gruppo per non esporsi).

Livello emotivo

Il soggetto con ansia sociale vive con un senso generale di agitazione e preoccupazione l’avvicinarsi di una situazione temuta; con ansia accentuata, imbarazzo, vergogna durante la situazione; con tristezza e un senso di sconfitta al termine della situazione.

Chi soffre di ansia sociale? Quali sono le conseguenze del disturbo?

Il disturbo d’ansia sociale è un disturbo alquanto diffuso tra la popolazione. Secondo alcuni studi, la percentuale di persone che ne soffre varia dal 3% al 13%, con un’incidenza maggiore nella popolazione femminile.

L’età media di insorgenza è tra gli 8 ed i 15 anni. A lungo termine l’ansia sociale può portare a condurre una vita isolata e solitaria, in cui si frequenta una cerchia molto ristretta di persone.

Può inoltre creare problemi nella sfera professionale. Ad esempio alcune persone rifiutano promozioni sul lavoro perché richiedono un contatto sociale minimo o non accettano di fare corsi di aggiornamento per paura di dovere partecipare a discussioni in classe. È stato inoltre dimostrato che le persone che soffrono di ansia sociale, a volte, possano abusare di alcolici e farmaci ansiolitici nel tentativo di alleviare il proprio malessere.

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Le tre fasi terapeutiche per il disturbo d’ansia sociale

La cura del Disturbo d’Ansia Sociale può essere di tipo farmacologico, psicoterapico o un’integrazione tra i due.

La psicoterapia cognitivo comportamentale è considerato il trattamento d’elezione per la cura di questo disturbo così come indicato dalle Linee Guida NICE (National Institute for Health and Clinical Excelence, NICE, 2011).

Si possono individuare tre fasi del trattamento del disturbo d’ansia sociale:

Fase psicoeducativa

La prima fase è quella psicoeducativa in cui al paziente vengono forniti strumenti psicologici didattici volti alla comprensione del funzionamento del disturbo. Questo disturbo, infatti, porta ad una carenza nella distinzione tra realtà e sensazioni interne (aumento del calore corporeo, sudorazione), processo comune e normale, ma che nel paziente con ansia sociale diventa invalidante nelle situazioni interpersonali o di performance (es: tutti possiamo essere in leggera tensione se dobbiamo sederci quando tutti sono già al tavolo in una cena, ma la persona con ansia sociale percepirà questa tensione come la conferma che tutti lo stanno guardando). Inoltre, la persona che soffre di ansia sociale, riconosce che sia normale ricevere i giudizi, ma ne catastrofizza le conseguenze e quindi cerca di evitarli in tutti i modi. La spiega-zione di questo fenomeno si concentra sull’idea che sia impossibile non ricevere giudizi negativi dagli altri e che l’obiettivo finale della terapia non è evitarli, ma accettarli per ciò che sono (giudizi che spesso non portano a particolari conseguenze).

La fase cognitiva

Nella seconda fase il lavoro terapeutico di tipo cognitivo si articola nell’aiutare il paziente ad acquisire strategie volte a focalizzare l’attenzione verso l’esterno piuttosto che alle sensazioni interne, nel leggere in modo più articolato la mente dell’altro , nell’insegnamento di tecniche per il decentramento cognitivo (es: chi arrossisce spesso tende a dare per scontato che anche gli altri valuteranno in maniera negativa questa caratteristica) di tecniche cognitive che aiutino a ristrutturare l’idea negativa che la persona ha di sé stessa (“sono debole, noioso, maldestro”, “non riesco a gestire l’ansia perché sono inadeguato”) e rispetto alle conseguenze catastrofiche (“la riunione sarà un disastro”).

La fase comportamentale

La terza fase del trattamento prevede un lavoro di tipo comportamentale volta a consolidare e confermare il lavoro fatto precedentemente.
Si interverrà dapprima sui comportamenti protettivi (come evitare di parlare in gruppo, coprirsi il viso per non far vedere il rossore ecc.) attraverso esercizi mirati, prima in seduta e poi come esercizio a casa. Verranno poi insegnate al paziente abilità sociali (abilità assertive e conversazionali) e tecniche di gestione dell’ansia (training di rilassamento e tecniche cognitive di gestione dell’ansia). Solo quando il paziente sarà pronto e avrà appreso le abilità nel corso della terapia, si lavorerà tramite l’esposizione in vivo, secondo una gradualità condivisa: verrà stilata una lista delle situazioni problematiche, a cui la persona “dovrà” esporsi in modo graduale.

Spesso, a questo punto, i pazienti si accorgono che sperimentano una diminuzione dell’ansia e un maggiore controllo.

Dott.ssa Carolina Posenato

Psicologa e Psicoterapeuta presso Centro Itinera.