“Il tuo intelletto può confonderti, ma le tue emozioni non ti mentiranno mai.” Roger Ebert
Le Emozioni rappresentano lo strumento di conoscenza più affidabile che abbiamo, l’unico elemento autentico che abbiamo a disposizione per orientarci nella nostra vita e sicuramente la loro origine ha a che fare con la sopravvivenza.
Ma da dove si originano queste emozioni? Cuore o cervello?
“L’uomo deve sapere che null’altro che dal cervello, provengono gioie, piaceri, risate e divertimenti e dolori, tristezze, sconforto e lamenti”. Ippocrate (460-370 a. C.)
In quale parte del corpo risiedono le emozioni?
Nel gergo comune, emozioni e sentimenti sono simbolicamente rappresentati nel cuore, visto come la sede dell’animo umano ma in realtà si ritiene che le emozioni abbiano sede in una specifica area del cervello, chiamata Sistema Limbico.
Il primo esperto che parlò di tale area cerebrale, dandogli il nome di “grande lobo limbico”, fu Paul Broca; successivamente altri studi furono effettuati da Papez (1939) e da MacLean (1949).
Il Sistema Limbico, che attualmente è anche noto come “Cervello emotivo”, è costituito da svariate e interconnesse strutture cerebrali che insieme coordinano i compiti di percepire, prendere consapevolezza, controllare ed esprimere le emozioni.
L’Ippocampo, è la sede della memoria emotiva perché permette di ricordare le informazioni sensitive-sensoriali relative agli eventi vissuti;
L’Amigdala, è il principale centro in cui vengono gestite le emozioni e dove ha origine la paura.
Riveste un ruolo Importante:
- Nella formazione di ricordi associati ad eventi emotivi. Grazie all’amigdala si possono ricordare i traumi infantili e i momenti di sofferenza vissuti nel passato;
- Nel consolidamento della paura, ossia il processo di apprendimento che permette, in seguito a ripetute esperienze, di imparare a temere qualcosa. Questa funzione collega l’amigdala all’istinto di sopravvivenza.
- Nell’elaborazione delle emozioni, come rabbia, piacere, tristezza, paura, aggressività ecc.
La connessione e la cooperazione tra queste ed altre zone cerebrali permette di eseguire l’importante funzione della regolazione emotiva.
Le emozioni sono anche connesse con un’altra importante parte del sistema Nervoso, il Sistema Nervoso Autonomo, così definito perché riguarda tutte quelle reazioni fisiologiche: l’accelerazione del battito cardiaco, la sudorazione, la contrazione muscolare, l’attività gastrointestinale che si svolgono “autonomamente”, cioè indipendentemente dalla propria volontà.
Hai mai notato che quando provi una determinata emozione, a livello fisiologico vengono innescati delle reazioni su cui non si ha alcun controllo?
Quando hai paura, ad esempio puoi presentare un improvviso aumento della sudorazione, tremore muscolare e accelerazione del battito cardiaco.
A cosa servono le esperienze emotive?
Come illustrato in questo articolo, le emozioni sono la nostra bussola interna: rivestono un ruolo fondamentale nei processi di decisione, giudizio e ragionamento.
Ci danno informazioni sul nostro stato, sul livello del nostro benessere, permettono di gestire le decisioni cruciali, ci aiutano a capire le nostre necessità.
Secondo Johnmarshall Reeve le funzioni principali di un’emozione sono tre:
- Adattiva
- Sociale
- Motivazionale
A cosa ci preparano le emozioni?
Ci attivano a livello neurofisiologico, preparandoci all’azione.
Ci spingono a mettere in atto un comportamento fondamentale per la nostra sopravvivenza, senza la mediazione del ragionamento. Permettono di risparmiare tempo in caso di pericolo o di emergenza
Le emozioni sono dei complessi meccanismi che svolgono un’importante funzione adattiva nel rapporto tra l’uomo e l’ambiente in quanto agiscono come mediatori fra i mutevoli eventi di un determinato contesto e le risposte comportamentali dell’essere umano.
Preparare il corpo ad agire è una delle funzioni principali di un’emozione. L’importanza delle emozioni come meccanismo adattivo fu notata già da Charles Darwin che le considerava elementi che ci aiutano a mettere in atto il comportamento più appropriato.
Quali sono le funzioni adattive delle emozioni primarie?
- Lo scopo della Tristezza è la Reintegrazione: organizza il ritiro rigeneratore, la ricerca dell’oggetto perduto, segnala alle persone a noi vicine, il bisogno della loro vicinanza, del loro sostegno, aiuto o conforto in momenti di difficoltà, consente di “raccoglierci”, promuovendo la riflessione e l’analisi profonda e autentica sugli eventi della nostra vita, con la possibilità di cercare un senso a quello che ci accade o al nostro dolore;
- La Paura ha come finalità la Protezione organizza l’attacco o la fuga dal pericolo. Lo scopo è quello di difenderci o di scappare dalla situazione pericolosa.
- La Rabbia prepara all’ Autodifesa, organizza a stabilire confini e superare ostacolo.
- Il Disgusto spinge al Rifiuto organizza l’allontanamento da ciò che è nocivo o può contaminarci.
- La Felicità porta all’Affiliazione è un rinforzo positivo a persistere nella situazione piacevole che favorisce esplorazione e sopravvivenza, promuove il benessere, la crescita e lo sviluppo della collettività
Cosa comunichiamo con le emozioni?
Comunicano agli altri come ci sentiamo. Le espressioni facciali, il tono della voce, la postura, i gesti e le azioni forniscono agli altri un segnale importante sul nostro stato
Un’emozione comunica il nostro stato affettivo o d’animo. Facilita l’interazione sociale e permette a chi ci sta accanto di prevedere il nostro comportamento; allo stesso modo, noi possiamo prevedere quello degli altri. Il valore delle emozioni nelle relazioni interpersonali è indubitabile, stimolano l’affiliazione e la cooperazione.
Un ruolo rilevante in questo caso è rivestito dalle emozioni secondarie o complesse dette anche emozioni sociali, compaiono verso i tre/quattro anni di vita e possono essere considerate emozioni proprie del genere umano in quanto sono il risultato di un processo introspettivo che ogni persona realizza su se stessa in relazione a norme e standard morali interiorizzati appresi dal contesto di riferimento e dalle relazioni interpersonali.
Sono emozioni complesse perché combinano insieme le emozioni primarie.
A differenza delle primarie, risentono pesantemente di fattori culturali, perché si sviluppano grazie alle relazioni familiari e sociali.
Sono l’allegria, l’invidia, la vergogna, l’ansia, la rassegnazione, la gelosia, la speranza, il perdono, l’offesa, la nostalgia, il rimorso, la delusione.
Non solo queste emozioni derivano da interazioni sociali, ma servono a regolarle. Servono a comunicare i nostri bisogni e ad interagire.
(P. Ekman)
Dove ci portano le emozioni?
Le emozioni sono il combustibile della motivazione.
La relazione che si crea tra la motivazione e l’emozione è bidirezionale, perché si nutrono in modo costante e reciproco.
Determinano la comparsa di questo atteggiamento, lo dotano di maggiore o minore intensità e lo guidano verso una o altra direzione.
Informano a noi stessi di come stiamo. Sono segnali che parlando del nostro stato interno, dei nostri livelli di soddisfazione e benessere. Per esempio, ci dicono se stiamo o meno raggiungendo i nostri obiettivi personali, affettivi e interpersonali.
Le emozioni hanno un ruolo fondamentale per la nostra sopravvivenza: servono a comunicare, a guidarci, a individuare i pericoli e a difenderci. Quando però la loro intensità diventa eccessiva, o quando non riusciamo a riconoscerle e regolarle possono portare a sofferenza psicologica.
Ti capita mai di sentirti in balia di emozioni molto intense che non riesci a gestire? Di sentire emozioni spesso intollerabili che hanno un effetto disorganizzante sul comportamento e sulle relazioni?
Oppure di evitare situazioni per la paura di ciò che potresti provare?
Il percorso di terapia cerca di intervenire in modo che il paziente si senta accettato in modo incondizionato e possa fermarsi a descrivere le emozioni che prova in un contesto sicuro, ovvero senza il rischio di essere invalidato per i suoi vissuti, che invece vengono accolti favorendo la sua capacità di integrazione.
Come approfondito in questo articolo, le emozioni non sono più un corpo estraneo, un maremoto da cui scappare o difendersi, ma un elemento integrante della propria vita mentale che, come tale, va accettato e riconosciuto.
Ad esempio non consentirci di sperimentare la tristezza ci priva della possibilità di imparare a gestirla: non ci consentiamo di sperimentare il fatto che abbiamo tutte le risorse necessarie per fronteggiarla o almeno imparare a tollerarla.
Le emozioni non si possono evitare o eliminare ma si può imparare a riconoscerle e a regolarle.
...e tu sai riconoscere e gestire le tue emozioni?
Dott.ssa Damiana Bassi
Psicologa presso Centro Itinera.