I disturbi specifici dell’apprendimento, i cosiddetti DSA, sono disturbi assai diffusi nella popolazione e vengono identificati in età scolare attraverso sintomi specifici che si manifestano in difficoltà più o meno gravi nelle attività di lettura e scrittura.
La legge 170 dell’8 ottobre 2010, denominata Nuove norme in materia di disturbi specifici dell’apprendimento, “riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici dell’apprendimento, di seguito denominati dsa, che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana” (Ventriglia, Storace, Capuano, 2017, p.7).
Questi disturbi vengono definiti con il termine “specifici” in quanto il disturbo interessa un dominio di abilità in modo circoscritto senza inficiare sul funzionamento cognitivo globale dell’individuo.
Secondo l’OMS nei soggetti con DSA le capacità di acquisizione degli apprendimenti scolastici sono alterate già nelle prime fasi di sviluppo e questo non è dovuto né a mancanza di esposizione all’apprendimento né a patologia medica. Tali disturbi sono inoltre innati, quindi presenti fin dalla nascita, persistenti (i trattamenti possono apportare dei miglioramenti ma non elimino del tutto il disturbo) e cronici, ma non immutabili in quanto la loro espressività varia nelle fasi evolutive all’avanzare della scolarizzazione.
Secondo i dati pubblicati dal MIUR nel 2019 la prevalenza di soggetti con Disturbo Specifico dell’Apprendimento in Italia si aggira intorno al 3,2% della popolazione scolastica.
Come specificato nella legge 170, ovvero la normativa in materia di DSA, rientrano tra questi disturbi: la dislessia (disturbo specifico della lettura), la disortografia (disturbo specifico della scrittura nella componente ortografica), la disgrafia (disturbo specifico della scrittura nella realizzazione grafica) e la discalculia (disturbo specifico del numero e/o del calcolo).

La dislessia rappresenta una difficoltà nell’acquisizione della lettura e nella decodifica dei segni linguistici, che si esprime nella correttezza della lettura e/o nella sua velocità e si può accompagnare anche a difficoltà nella comprensione del testo scritto, oltre ad affaticamento di fronte a testi lunghi e complessi.
La disortografia, invece, si presenta come una difficoltà nei processi di transcodifica della lingua scritta, ovvero nel rispetto delle regole di conversione fonema-grafema; gli errori ortografici possono essere di tre tipi: fonologici (non viene rispettato il rapporto fonema-grafema), non fonologici (errori nelle rappresentazione visiva della parola) ed errori in doppie e accenti.
La disgrafia invece fa riferimento alla difficoltà nel processo motorio-esecutivo della scrittura, comportando minore fluenza e qualità nell’aspetto grafico delle parole e dei numeri scritti.
La discalculia infine riguarda le abilità di calcolo nelle sue due componenti, quella della cognizione numerica (riconoscimento delle quantità, comparazione, scomposizione delle quantità ecc.) e quella delle abilità esecutive (ad esempio scrittura dei numeri, incolonnamento ecc.) e di calcolo.

I DSA, oltre a causare ripercussioni sul rendimento scolastico, hanno anche un importante impatto sulla vita quotidiana e sul benessere psico-sociale del soggetto: le persone possono infatti sperimentare frustrazione, bassa autostima, senso di inadeguatezza e di colpa, ansia da prestazione e sviluppare un’immagine negativa di sé con la tendenza ad un’attribuzione esterna per i successi ed interna per gli insuccessi.
È per questo motivo che, sia la normativa della legge 170, che la Consensus Conference sui DSA dell’Istituto Superiore di Sanità (CC-ISS 2011) raccomandano, oltre ad un accurato iter diagnostico e valutativo, condotto da un’equipe multiprofessionale, anche una presa in carico riabilitativa volta a fornire un supporto nelle abilità degli apprendimenti, ma anche una riduzione dell’affaticabilità e del disagio degli alunni.
Gli interventi possono essere mirati sia ad un incremento nella correttezza e nella rapidità dell’esecuzione, sia all’acquisizione di strategie metacognitive, utili a migliorare il processo di apprendimento, sia ad un maggiore benessere psicologico del soggetto.
Come raccomandano le linee guida, la presa in carico deve essere globale e deve coinvolgere quindi in sinergia clinici, famiglia e scuola.

Dott.ssa Federica Ciuccoli
Psicologa presso Centro Itinera, specializzanda in psicoterapia cognitiva costruttivista ad indirizzo evolutivo, tutor DSA e BES
Bibliografia:
Consensus Conference ISS (2011). Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi, 2021. I DSA e gli altri Bes. Indicazioni per la pratica clinica. Quaderni CNOP, Roma.
Tressoldi, P. E & Vio, C. (2012). Il trattamento dei disturbi specifici dell’apprendimento scolastico. Erikson, Trento.
Ventriglia, L., Storace, F., Capuano, A. (2017). DSA e strumenti compensativi. Carrocci Faber, Roma.