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Bambini e vacanze estive: regoliamoci per aiutarli a regolarsi

In questo articolo

In questi giorni di vacanze estive, con la chiusura delle scuole e di conseguenza la presenza in casa dei propri pargoli h24, la situazione si fa “tosta”.
Con le scadenze lavorative da rispettare, le richieste familiari e perché no mettiamoci anche il caldo anomalo, è facile perdere le staffe per l’ennesimo capriccio o secco No! da parte dei nostri figli.

Caro genitore, se ti sei riconosciuto in questa breve descrizione inspira ed espiraaaaaaaaaaaaaa molto lentamente e continua a leggere!

Cosa sta succedendo? Come gestire questo momento?

Tanto per iniziare, ricordate che si tratta di un momento e che a settembre tutto tornerà lentamente come prima.

Ovviamente non è sufficiente sedersi aspettando settembre, stile miraggio con oasi nel deserto, tocca impegnarsi un po’.

Se già praticate tecniche zen, orientali o meglio ancora mindfulness, siete avvantaggiati e un po’ di sollievo è assicurato. Tuttavia avete notato che queste tecniche da sole non bastano e spesso vostro figlio – in vero stile Hulk – non si è del tutto calmato.

In questo caso faremo riferimento alle risposte emotive con connotazione negativa per la situazione sopra descritta. Parliamo di rabbia, tristezza, pianti, urla, risposte verbali e/o comportamentali aggressive alle quali i nostri figli spesso sembrano soccombere e noi con loro.

 Attenzione, le emozioni (compresa la rabbia) non sono da bandire!
Non si fa! Non ti arrabbiare! Ma cosa fai? Perché non ti calmi?

Esse fanno parte di noi, esistono per un motivo specifico, evolutivamente sono lì per dirci qualcosa di noi e del mondo in cui viviamo.

Negli ultimi tempi si assiste sempre più ad una evidente difficoltà nella gestione di alcune emozioni negative sperimentata sia dai bambini/ragazzi sia dai genitori con conseguenti comportamenti disfunzionali che limitano o negativizzano la nostra qualità di vita familiare e genitoriale.

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Parliamo di disregolazione emotiva

Semplicemente ci riferiamo alla scarsa capacità di gestire le proprie risposte emotive o comunque di mantenerle in un range di reazioni emotive tipiche e accettabili.
Grazie a Daniel Siegel(2013) autore statunitense,  possiamo spiegare la difficoltà nella regolazione emotiva attraverso il concetto di finestra di tolleranza(fig.1)

Non avendo lo scopo di soffermarmi nella precisa e puntuale argomentazione del concetto, rimando ad altre letture di approfondimento e richieste di delucidazioni.

In questo articolo, mi preme sottolineare come secondo questo schema il malessere psichico, indotto da una disregolazione del tono di attivazione neurofisiologica, consisterebbe nell’incapacità di trovare strategie di regolazione emotiva che favoriscono il rientro della persona all’interno della finestra di tolleranza, quando ci si trova in uno stato di iper o ipo arousal e in risposta a situazioni percepite in quel momento.

Sebbene l’oscillazione all’interno della finestra di tolleranza sia totalmente normale, ci sono momenti in cui per varie ragioni il tono dell’arousal supera verso l’alto o verso il basso i confini della finestra di tolleranza.

Proprio in quel momento, la persona percepirà soggettivamente il senso di disregolazione. Sintomi come sentirsi fuori controllo (troppo agitati, ansiosi, attivati) o al contrario troppo scarichi o apatici porteranno a cercare un modo per uscire da questo stato di malessere.

Vi è mai capitato di essere già stanchi, perché avete dormito male, siete in fila alla cassa di un supermercato, con figli a seguito, in ritardo e quindi già iper-attivati?
In maniera carina vostro figlio – Hulk – inizia con capricci e richieste di vario genere scorrazzando e urlando… Il famoso punto di non ritorno.

Ricordate la finestra di tolleranza? Anche il genitore avrà una risposta che con tutta probabilità gli farà sperimentare la sensazione di sentirsi fuori controllo.

Da qui in poi immaginatevi le possibili reazioni che ognuno ha sperimentato in simili situazioni… Ricordate la reazione di vostro figlio in seguito alla vostra perdita di controllo??? Ecco proprio quella……

 

 

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Disregolazione emotiva nei bambini

Spesso nell’età evolutiva si osserva una graduale acquisizione delle abilità di regolazione spontanea proprio perché alcune di queste abilità sono favorite dallo sviluppo e maturazione cerebrale e non solo.
In alcuni casi però, si osserva il mantenimento e/o l’aggravamento di alcune risposte disfunzionali e disregolate che influenzano lo sviluppo tipico di un bambino e di conseguenza il benessere individuale e familiare.

A questo punto, proseguendo con l’esempio sovra citato, immaginiamoci che il bambino, in seguito alla reazione esasperata del genitore al supermercato, finisca per arrabbiarsi ulteriormente o che scoppi a piangere in maniera inconsolabile.
Come si comporterò le volte successive sia il bambino che il genitore? Quali risposte regolative avrà appreso e interiorizzato per il futuro?

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Cosa dicono le teorie dello sviluppo?

Le teorie che maggiormente spiegano la normalità e la psicopatologia delle traiettorie di sviluppo sono i modelli bio-psico-sociali.

Per intendersi, questi approcci ci aiutano a capire come le difficoltà dei bambini debbano essere lette in un’ottica che considera le relazioni esistenti tra variabili di natura personale (come i fattori genetici, biologici e temperamentali) e variabili situazionali (fattori ambientali, relazionali, familiari).
Come suggerito inoltre da Romano e Mancini (2008) un altro aspetto fondamentale che va preso in considerazione è che le variabili cognitive, emotive e comportamentali responsabili dell’insorgenza e del mantenimento di alcuni disturbi evolutivi si sviluppano nel contesto interpersonale.

Lo scopo di questo articolo è quindi affermare l’importanza che hanno le nostre reazioni.

Safran e Seagal (1990) introducono il concetto di ciclo cognitivo interpersonale per spiegare al meglio tale concetto utilizzando la metafora del cane che si morde la cosa.  Le nostre risposte sono centrali nel trattamento delle problematiche evolutive fondamentali per capire come regolarsi e come trasmetterlo ai propri figli.

Il bambino e/o  l’adolescente (ma anche l’adulto) che si trova ad affrontare un disagio personale o situazionale reagirà con comportamenti che riterrà giusti per sé stesso ma soprattutto dettati dal suo pensiero e dalle sue credenze sviluppate circa quella precisa situazione.

A tal proposito, è importante capire le conseguenze che tali risposte comportamentali – comprese le risposte disregolate – producono sulle persone che appartengono al mondo relazionale del bambino. Essi, a loro volta, possono rafforzare le credenze e le aspettative tanto da divenire stabili nello schema comportamentale e nello stile cognitivo di quella persona.

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Piccoli suggerimenti

Quando ormai la situazione è degenerata da entrambe le parti è utile tenere a mente alcuni piccoli suggerimenti per cercare di contenere la situazione. Ancor di più, se vogliamo renderla una strategia a lungo termine, stabile, dobbiamo essere costanti e persistenti.

In virtù di quanto sopra detto, se sappiamo che le nostre reazioni vengono apprese e interiorizzate dai nostri figli, e quindi siamo consapevoli del potenziale che hanno le nostre azioni e reazioni,  dobbiamo lavorare sodo proprio su questo aspetto.

Se ci regoliamo insegniamo una strategia di autoregolazione.

Seguendo la vignetta, Hulk ormai ha lanciato cose e urlato a squarcia gola.
Cosa si fa?:

  • sviluppare una presenza calma e rassicurante;
  • abbassiamoci intanto alla sua altezza, cercando il contatto visivo
  • creare uno spazio intorno al bambino dove non possa farsi del male;
  • rimanere vicino al bambino;
  • modulare la voce, guardare negli occhi il bambino e, se possibile, spiegargli che è un momento delicato e che si parlerà con lui non appena tornerà la calma: “Adesso è proprio un brutto momento, ne parleremo dopo”;
  • rassicurare il bambino, sintonizzarsi con lui e cercare di rispondere al suo bisogno;
  • una volta che si percepisce che il bambino è più presente a sè stesso, ci si può rivolgere a lui con gentilezza, avvicinarsi e rassicurarlo del fatto che è motivo di gioia che adesso lui si senta meglio. (Verardo 2016)

In conclusione, se vi è servito quanto sopra descritto, continuate a mantenere la calma e lo stile di risposta suggerito.

Per ulteriori informazioni e consigli, continuate a seguire la nostra pagina o utilizzate l’indirizzo mail per un consulto specifico alle vostre esigenze.

Buone vacanze a tutti!

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Dott.ssa Antonella Grimaldi

Psicologa e Psicoterapeuta presso Centro Itinera.

Bibliografia

Romano G; Mancini F. (2008). Introduzione alla Psicopatologia dello Sviluppo Capitolo 9. Elementi di Psicoterapia Cognitiva ; Giovanni Fioriti Editori.

Safran, J. e Segal, V.Z. (1993) Il processo interpersonale nella terapia cognitiva, Feltrinelli.

Siegel, D.J. (2013). La mente relazionale: neurobiologia dell’esperienza interpersonale.

Verardo A (2016) Attaccamento traumatico. Il ritorno alla sicurezza. Giovanni Fioriti Editori