Attacco di panico bambino

Attacco di panico nel bambino: come affrontarlo insieme

Nell'articolo:

Come visto nel dettaglio in questo articolo, sappiamo che almeno una volta nella vita tutti abbiamo provato intense manifestazioni di ansia.

L’ansia si caratterizza come risposta emotiva e fisiologica ad una situazione o ad un pensiero che ha suscitato un senso di paura. Da un punto di vista neurofisiologico infatti l’ansia produce variazioni all’omeostasi dell’organismo. Aumento della sudorazione o del battito cardiaco sono i sintomi fisiologici. Emotivamente,  l’ansia è però connessa ad una sensazione di disagio e paura, talvolta di difficile comprensione.

Queste manifestazioni sono comuni in alcune circostanze della vita e sono spesso transitorie. Capita però che le persone talvolta etichettino queste esperienze con il nome di attacchi di panico.

“Mamma mi sento il cuore che batte forte… Mi fa male anche la pancia… Ti prego riportami a casa, non ci voglio andare oggi a scuola! Ti supplico non mi fare entrare!”

“Non voglio più giocare mamma… Mi viene da piangere…Mi gira la testa e ho la faccia tutta rossa. Gli altri mi guardano in modo strano…Ti prego andiamo a casa!”

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Come si manifesta il panico nel bambino

Il Disturbo da attacchi di panico, così come descritto dal DSM V, ha un’incidenza prevalente nella popolazione adulta. Nella fascia adolescenziale è presente seppur con tassi inferiori. Fortunatamente nei bambini sotto i quattordici anni il disturbo si presenta in forma più rara (sotto lo 0,4% secondo le stime riportate dal DSM V). Questo però non significa che i bambini, nel corso della loro infanzia, non possano sperimentare attacchi di panico.

Gli attacchi di panico infatti possono verificarsi all’interno di altri disturbi d’ansia tipici dell’età evolutiva, come ad esempio:

  • Disturbo d’ansia da separazione
  • Ansia sociale
  • Fobia specifica.

È necessario premettere come tutti i bambini sperimentino paure, più o meno intense a seconda dalla fascia d’età. Troviamo la paura dell’estraneo, del buio, dei mostri, del temporale, di alcuni animali, e queste fanno parte del normale sviluppo. Esse sono transitorie ad adattive e non rappresentano generalmente un problema per il buon funzionamento sociale del bambino.

Può capitare invece che alcune circostanze generino nel bambino un’intensa reazione di paura e di disagio. Queste possono generare stati ansiosi non transitori e che, per la loro intensità e frequenza, impattano significativamente sul buon funzionamento sociale, familiare e scolastico del bambino. Queste manifestazioni, in particolare, prendono la forma di attacchi di panico.

Nel bambino questi si manifestano generalmente con:

  • crisi di pianto
  • iperventilazione
  • urla
  • irritazione
  • rabbia
  • agitazione
  • senso di svenimento

Tali sintomi irrompono in risposta a qualcosa che ha generato in lui paura e talvolta terrore.

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I sintomi dell’attacco di panico nel bambino

Rispetto all’adulto, durante un attacco di panico il bambino manifesta maggiormente sintomi somatici come:

  • Dolori addominali
  • Nausea
  • Vomito
  • Diarrea
  • Cefalea
  • Difficoltà respiratorie

Egli sviluppa molto meno sintomi cognitivi come la paura di morire o di impazzire.

Egli, inoltre, non ha ancora maturato tutte le funzioni cognitive necessarie alla comprensione degli stati interiori. Mostra perciò una forte difficoltà nell’esprimere cosa lo spaventa e a comprendere cosa sta vivendo.

Ciò alimenta in lui uno stato di agitazione e confusione.

Tali episodi sono fonte di grande sofferenza per il bambino. Per il timore di riviverli nuovamente, la maggior parte delle volte egli mette in atto strategie di evitamento. Inizia ad esempio a rifiutare di prendere parte ad attività che possono generare in lui un nuovo stato di panico.

Il bambino che teme l’arrivo di un nuovo attacco di panico si mostra spesso inibito, bisognoso della rassicurazione delle figure familiari. Esplora poco il mondo circostante, preferisce non partecipare ad attività ricreative con i pari, si rifiuta di andare a scuola.

Si innesca cioè il circolo della paura della paura che, insieme alle strategie di evitamento, altro non fa che alimentare il disturbo.

Come spiegato precedentemente, gli attacchi di panico possono presentarsi all’interno di diversi disturbi d’ansia; consideriamo ad esempio il Disturbo d’ansia da separazione e la Fobia sociale.

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Il Disturbo d’ansia da separazione

Si presenta come un’intesa paura, inappropriata per l’età di sviluppo, che il bambino sperimenta quando deve separasi dalle figure genitoriali o familiari. Essa è spesso accompagnata dal timore circa la perdita delle proprie figure di attaccamento o la possibilità che accada loro qualcosa di dannoso (malattie, morte, catastrofi, incidenti).

Il bambino può avere timore che un evento improvviso, ad esempio perdersi, comporti la separazione dalla sua figura di attaccamento. Oppure può sperimentare disagio nello stare da solo o nell’allontanarsi da casa. Ad esempio per recarsi a scuola, da nonni o dagli amici o per dormire fuori casa.

Il piccolo presenta idee catastrofiche su se stesso, percependosi come vulnerabile e bisognoso di soccorso.  Questo è proiettato anche sulle proprie figure di attaccamento, vissute come costantemente a rischio. Il mondo esterno viene letto come fonte di pericoli dai quale è possibile proteggersi solo con l’aiuto delle proprie figure di riferimento.

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La Fobia Sociale

Questo disturbo si riferisce a paura e ansia elevata connessa a particolari situazioni sociali.  Ne sono un esempio il parlare in pubblico, partecipare a feste, incontrare persone nuove, eseguire prestazioni di fronte ad altri, essere osservati.

Tali situazioni preoccupano il bambino che teme di essere giudicato in modo negativo dagli altri.

Per il timore di sperimentare vergogna ed imbarazzo, il bambino preferisce interagire solo con chi conosce bene, come la sua famiglia, ed evitare situazioni in cui si sente esposto al giudizio altrui.

Alcuni esempi concreti

Vittorio

Vittorio

Prendiamo per esempio il caso di Vittorio, bambino in età scolare con disturbo d'ansia da separazione e consideriamo il momento in cui si deve allontanare dai suoi genitori all'ingresso della scuola la mattina. Per un bambino che vive questo tipo di disturbo, questo è un momento molto delicato, denso di emozioni, special modo la paura. Il varcare la soglia di scuola, lasciando mamma o papà alle spalle, genera in Vittorio un inteso stato di ansia: Vittorio piange forte, è molto agitato, dice di avere un forte mal di pancia e di sentirsi il cuore in gola, talvolta vomita, e chiede alla mamma di non farlo entrare in classe e di riportarlo a casa. I giorni successivi Vittorio inizia a sentirsi in ansia e ad avere mal di testa la sera prima di andare a letto e la mattina, quando si prepara, chiede a mamma e a papà la possibilità di restare a casa senza andare a scuola.

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Carla

Carla invece è una bambina, sempre in età scolare, con disturbo d'ansia sociale. Carla è stata invitata alla festa di compleanno dell'amica Maria, una festa con tanti bambini, sia compagni di scuola, sia compagni del circolo di tennis di Maria che Carla non ha mai visto prima. Carla non conosce tutti i bambini della festa e per questo non è molto entusiasta di partecipare. Durante la festa viene sorteggiata in un gioco per essere il capogruppo della sua squadra. Carla si sente al centro dell'attenzione, sente che gli altri la osservano e potrebbero pensare che lei non sia capace di guidare la squadra alla vittoria. Durante il gioco Carla inizia a respirare in modo affannoso, il suo volto diventa rosso, sente che la sua testa gira e inizia a piangere forte; Carla allora si dirige verso la madre, cercando conforto in lei, chiedendole di riaccompagnarla a casa.

Come aiutare allora Vittorio e Carla ad affrontare questi stati intensi di ansia? Come possiamo aiutare Vittorio a separarsi serenamente dalla mamma e Carla a superare la sua vergogna e timore di essere giudicata negativamente?

Panico nel bambino e CBT

Un importante aiuto ci viene fornito dalla terapia cognitivo-comportamentale.

I primi passi della terapia sono sicuramente quelli della fase valutativa. Grazie ai colloqui con i genitori, in primis, e poi alle sedute congiunte genitori-bambino e individuali con il minore, è possibile ricostruire l’andamento delle situazioni problema e la sua evoluzione storica.

In questa prima fase è di aiuto e supporto anche una psicoeducazione. Essa è incentrata sull’ansia e sull’attacco di panico, rivolta alla coppia genitoriale e, con un linguaggio differente, anche al bambino stesso.

Il bambino infatti è spesso spaventato dalla sua ansia e soprattutto dalla sue risposte somatiche. E’ importante quindi aiutarlo a leggere l’attacco di panico non come una malattia, ma come una risposta alla paura. Dobbiamo infatti supportare l’intera famiglia a leggere l’ansia, come spiegato da Liotti, come una “metafora incompiuta” dell’esperienza della paura che non è stata adeguatamente riconosciuta.

Attraverso l’analisi funzionale della situazione problema è possibile analizzare il sintomo ansioso. Bisogna cercare di comprendere il suo significato funzionale all’interno del contesto relazionale.

 

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L’intervento terapeutico

In questo sono di aiuto gli ABC, dei quali abbiamo parlato nei precedenti articoli. Sono fondamentali sia quelli compilati dai genitori sia quelli descritti e disegnati dal bambino. Attraverso gli ABC emerge la prospettiva, fatta di pensieri e di emozioni, del problema da parte del bambino delle situazioni che sono per lui problematiche.

Mediante gli ABC, quindi attraverso l’analisi di episodi specifici, è importante aiutare il bambino a comprendere l’attivazione emotiva e cognitiva dell’ansia.

Il terapeuta affianca quindi il bambino nel riconoscere i suoi stati emotivi e le sue sensazioni corporee come trigger dell’attacco di panico. Parallelamente il bambino viene supportato nel riconoscere i suoi pensieri e le sue immagini paurose.

Dobbiamo aiutare il piccolo paziente a ricostruire il brutto film che si presenta nella sua mente.

Generalmente i bambini che sperimentano attacchi di panico sono molto abili nel descrivere l’ansia nelle loro sensazioni corporee. Hanno più difficoltà, invece, nel verbalizzare ciò che gli passa per la mente.

Eroe contro il panico
Le strategie per affrontare il panico

Grazie quindi a questo tipo di analisi è possibile far emergere e analizzare i pensieri catastrofici. Si può quindi aiutare il bambino a trovarne altri alternativi e più funzionali alla situazione temuta. Si devono ridurre i pensieri negativi.

Il bambino necessita inoltre di apprendere strategie che lo aiutino nella regolazione emotiva. Parliamo in special modo della paura, all’interno delle situazioni attivanti.

Sono di aiuto in questo:

  • Tecniche di respirazione
  • Mindfunless adattata all’infanzia
  • Pratiche di rilassamento
  • Tecniche immaginative

Tra queste ultime rientra la visualizzazione emotiva, attraverso la quale possiamo aiutare il bambino ad associare l’immagine dello stimolo ansiogeno ad un’immagine gratificante e piacevole e ad utilizzare questa strategia nei momenti di difficoltà.

In soccorso può arrivare anche un eroe preferito. Chiediamo al bambino di immaginare la situazione temuta e di descrivere come il suo eroe proferito potrebbe affrontare con successo questa circostanza; in questo modo possiamo costruire una storia che vede il bambino protagonista e l’eroe come l’aiutante che lo affianca nel trovare strategie per gestire il momento di paura.

 

Le tecniche per affrontare l’ansia

Dal punto di vista comportamentale invece le tecniche di esposizione aiutano a rompere il circuito dell’ansia (ansia-evitamento-ansia). L’esposizione alla situazione temuta viene effettuata prima in immaginazione e poi in vivo, partendo dalle situazione meno temute a quelle che suscitano più paura nel bambino.

Importante è infine aiutare il bambino a costruire delle proprie strategie di coping per fronteggiare i momenti in cui l’ansia fa da padrone.

Tutte queste tecniche vengono proposte e costruite all’interno di un contesto giocoso e ricreativo che sia il più possibile affine alle caratteristiche personologiche, temperamentali e di funzionamento interpersonale del piccolo paziente.

Dott.ssa Federica Ciuccoli

Psicologa presso Centro Itinera.