attacco di panico sistemico relazionale

Attacco di panico – l’approccio Sistemico Relazionale

Abbiamo visto in questo articolo che ci sono casi in cui l’ansia (paura senza un oggetto) si manifesta in maniera totale, divenendo panico.

Quando si parla di attacchi di panico si indica quindi una forma acuta e improvvisa di angoscia che induce sensazioni intense.

Nella maggioranza delle persone che soffrono di attacchi di panico è di fatto presente paura, terrore di morire, l’attesa di una catastrofe imminente e non controllabile. Durante questi attacchi si manifestano sintomi neurovegetativi come dispnea, tachicardia, dolore al petto e sensazione di soffocare. Il tutto determinato dalla sensazione della non controllabilità e prevedibilità dell’evento che ne autorigenera la paura in un circolo vizioso continuo.

In questo articolo:

La diagnosi 

Gli attacchi di panico fanno parte dei disturbi d’ansia, che a loro volta rientrano fra le psicopatologie più frequenti della popolazione.

Il clinico dovrà differenziare con l’aiuto di un medico che gli Attacchi di Panico non siano dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco), di una condizione medica (per es., ipertiroidismo)

Dovrà fare anche diagnosi differenziale tra altre patologie come Ansia Fobica, DPTS (Disturbo Post traumatico da stress), Disturbo Fobico, DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo).

Il disturbo di solito insorge nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, molto spesso nel periodo di vita che in terapia sistemica si definisce “fase di svincolo”.

Per porre una diagnosi il clinico si attiene, in un’ottica categoriale, ai criteri elencati dal DSM, il manuale diagnostico fornito dall’American Psychiatric Association.

attacco di panico
I sintomi per la diagnosi

I criteri diagnostici per l’episodio di attacco di panico secondo il DSM-IV-TR sono i seguenti:

Un periodo preciso di paura o disagio intensi, durante il quale quattro (o più) dei seguenti sintomi si sono sviluppati improvvisamente ed hanno raggiunto il picco nel giro di 10 minuti:

  • cardiopalmo
  • palpitazioni
  • tachicardia
  • sudorazione
  • tremori fini o grandi scosse
  • dispnea o sensazioni di soffocamento
  • sensazione di asfissia
  • dolori o fastidio al petto
  • nausea o disturbi addominali
  • sensazioni di sbandamento
  • instabilità di testa leggera o di svenimento
  • derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé stessi)
  • paura di perdere il controllo o impazzire
  • parestesie
  • brividi e vampate di calore.

La presenza di meno di quattro sintomi per la durata di almeno 6 mesi in genere definisce la presenza di un attacco di panico definito paucisintomatico che la maggior parte delle persone definisce come una crisi.

Attacco vs Disturbo di panico

Il disturbo di panico consiste, a differenza dell’episodio, nella comparsa di ripetuti attacchi di panico.

Questi sono tipicamente accompagnati dalla paura di un attacco futuro o da cambiamenti nel comportamento atti a evitare situazioni che possono predisporre agli attacchi. Data l’inaspettabilità è presente anche l’ansia anticipatoria.

Questa avviene quando le persone evitano i luoghi e le situazioni in cui si sono manifestati i precedenti attacchi, sviluppando così anche l’agorafobia. Parliamo quindi dell’ansia relativa ad essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi.  Potrebbe inoltre non essere disponibile un aiuto nel caso di un attacco di panico inaspettato.

Diventa difficile o pressoché impossibile uscire di casa da soli.

L’agorafobia

Va ricordato che un attacco di panico si può presentare in concomitanza di agorafobia: in questo caso la diagnosi sarà quindi di

“disturbo di panico con agorafobia”.

L’agorafobia è la sensazione di paura o grave disagio che un soggetto prova quando si ritrova in ambienti non familiari o comunque in ampi spazi all’aperto. Essa è sempre accompagnata dal timore di non riuscire a controllare la situazione e non poter ricevere aiuto esterno.

Il messaggio dietro l’attacco di panico

 

Ogni manifestazione psicopatologica deve essere pensata come una comunicazione di cui ancora non si conosce il significato. E’ necessario prendersi un tempo per comprendere meglio ciò che è accaduto e “risalire alle radici” del problema.

Il panico, a ben vedere, contiene in sé un messaggio di frenata. L’invito a rallentare, a prendere fiato: “come mai proprio ora? E che significato ha nella mia vita?”.

La dinamica degli attacchi di panico non è riconducibile ad una sola lettura. Essa ha caratteristiche uniche, come lo sono le storie di ogni persona. Per questo è importante fare un percorso psicoterapeutico che vada su questi aspetti e non solo farmacologico che doma il sintomo.

Andando a investigare più le spiegazioni, preferibili alle classificazioni categoriali, si osserva che i soggetti che soffrono di attacchi di panico manifestano poca conoscenza e percezione di loro stessi. Di quello che sentono e provano. Tendono a basarsi maggiormente su quelle che suscitano negli altri e all’esterno. Spesso la tematica dell’autonomia, la difficoltà a muoversi per contro proprio, un invischiamento familiare, sono i tratti di una organizzazione legata all’ansia.

svincolo famiglia
La perdita dell’indipendenza

Tornando al Panico, al disturbo di Panico e all’ansia anticipatoria, dice Guerriero:

“L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiose diviene la modalità prevalente. La persona diventa schiava del suo disturbo costringendo i familiari ad adattarsi di conseguenza. Non lo lasceranno mai solo e lo accompagneranno ovunque”.

Ne segue un senso di frustrazione, impotenza e discrepanza dovuto al fatto di essere cresciuto ma di dipendere da altri.”
La paura di dover fronteggiare un nuovo attacco di panico, induce le persone a ricercare la vicinanza e la presenza di parenti e/o amici che aiutano a sentirsi più al sicuro. Questo comporta la drastica riduzione dei livelli di autonomia, con conseguenze sul livello di funzionamento sociale e lavorativo.

Da un punto di vista terapeutico è importante considerare gli attacchi di panico innanzitutto come segnali di allarme. Oltre ad essere accolti, essi vanno anche letti e ne va vista FUNZIONALITA’, METAFORA e SIGNIFICATO.

L’approccio Sistemico Relazionale

La psicoterapia sistemico-relazionale affronta le cause che sono alla base della patologia determinando fenomeni psichici così violenti.

Il colloquio clinico aiuta il paziente a ricostruire la propria storia, le sue relazioni familiari. Questo per comprendere come la memoria ha stratificato gli eventi e ha collocato i traumi piccoli e grandi subiti nel tempo, trasformandoli in ricordi disturbanti. Nelle sedute il terapeuta insieme al paziente ricostruisce attraverso la sua narrazione la sua storia vitale, relazionale e familiare.

Ogni volta che si affronta un caso di attacco di panico è necessario che il lavoro terapeutico aiuti il paziente ad accedere alle proprie emozioni intrappolate nel proprio corpo permettendogli di gestirle.

“Ogni famiglia, proprio come un organismo vivente, fisiologicamente, attraversa un percorso di vita e di crescita” (Haley) costituito di fasi più o meno critiche che permettono al sistema familiare di evolversi adeguandosi alle esigenze di continuo naturalmente mutevoli dei singoli membri che ne fanno parte.

La Psicopatologia spesso si individua nello stallo di queste.

svincolo famiglia
Lo svincolo

In particolare la Fase dello Svincolo consiste nel processo di crescita del figlio che, anno dopo anno, acquisisce una sempre maggiore autonomia e indipendenza. Esso culmina nel momento in cui si separerà dalla propria famiglia di origine.
In termini cronologici spesso lo svincolo inizia alla fine dell’adolescenza e termina con l’allontanamento soprattutto emotivo dalla famiglia di origine.

Spesso questa fase coincide con la scelta del giovane adulto per andare a vivere da soli o nel processo di matrimonio/convivenza.

Perché lo svincolo possa avvenire in maniera naturale e senza difficoltà, i genitori devono offrire al figlio una sempre maggiore autonomia e libertà di scelta, coerente con l’età.  Questo potrà fornire lui una solida fiducia in se stesso e la capacità di prendersi cura di sé autonomamente.

Tutto ciò può avvenire se, nella fase precedente della propria vita, in cui viveva ancora in famiglia, il giovane si è potuto mettere alla prova senza l’aiuto costante dei genitori. L’iperprotettività di questi infatti pur essendo segno di amore conferma spesso al ragazzo la sua incapacità di farcela da solo .

La protezione da ogni frustrazione o fallimento non lo aiuterà nel formare abilità, resilienza e nel poter accrescere e sfruttare le proprie risorse con il mondo esterno

Differenziarsi dai genitori e individuarsi lo aiuterà nel costruire i propri obiettivi e strategie che con i dovuti feedback positivi e negativi ne rinforzeranno l’autostima e fiducia in se stesso.

Il terrore di fallire

Se per questi fattori il processo di svincolo può subire interruzioni o rallentamenti, il giovane potrebbe ritrovarsi sommerso dal terrore di non riuscire nella vita. Egli potrebbe quindi decidere, più o meno coscientemente, di rimanere nel nido familiare.
Anche eventi esterni come lutti nella storia familiare, problematiche nella relazione di coppia, o malattie fisiche possono creare uno stallo in questa fase.
I figli, infatti, percependo le difficoltà e sofferenza della famiglia e dei genitori potrebbero vivere la propria uscita di casa come un tradimento nei loro confronti.

Essi possono sentirsi in debito di ripagare i genitori per le cure ricevute ed immaginare che il loro ruolo ora sia quello di rimanere a loro fianco e assisterli. Per tale motivo possono quindi rimanere incastrati nel processo e decidere di rimanere nel nido anziché svilupparsi e intraprendere i propri progetti di vita autonomi.

Tutto questo pensando erroneamente che perderebbero ogni legame reciproco con i genitori.

Le tipologie di svincolo: liberarsi per crescere

 

Cancrini individua dunque quattro tipologie di svincolo problematico:

  • Svincolo Impossibile: già dall’adolescenza ci sono state difficoltà nel processo di individuazione. Il processo si è interrotto precocemente.
  • Svincolo Inaccettabile: situazione in cui lo svincolo del figlio non avviene o avviene solo per brevi periodi o per limitati settori. Il figlio esce di casa per andare all’università in un’altra città ma fa ritorno a casa con false motivazioni.
  • Svincolo Apparente: lo svincolo avviene in maniera parziale, con ritorni improvvisi in famiglia e limitazioni.
  • Svincolo di Compromesso: il progetto di vita che il giovane sceglie in realtà non appartiene a lui, ma è la scelta dei genitori.

Queste tipologie di svincolo disfunzionale possono generare una più o meno grave sofferenza nel giovane. Oltre gli attacchi di panico e il Disturbo di panico (paura del panico stesso) possono infatti svilupparsi problematiche psicologiche come disturbi alimentari, disturbi di personalità, depressione o crisi psicotiche.

In questi casi la Psicoterapia Sistemico-Relazionale si è dimostrata particolarmente efficace nell’aiutare il giovane adulto a comprendere le cause delle proprie difficoltà di crescita e svincolo.
La terapia permette fondamentalmente di sbloccare la situazione di stallo in cui si trova e di riattivare il proprio ciclo vitale.
Il giovane potrà quindi intraprendere nuovamente il percorso di sviluppo alla ricerca della propria strada di vita.

Carlotta Kunz

Dott.ssa Carlotta Kunz

Psicologa e Psicoterapeuta presso Centro Itinera.