attacco di panico

Attacco di panico: cos’è e come funziona

Molti di noi hanno avuto a che farci almeno una volta. E tutti hanno avuto le solite, terribili esperienze psicofisiche legate a questa condizione. Ecco qualche esempio dei sintomi da attacco di panico, direttamente dall’esperienza del paziente:

“All’improvviso ho cominciato ad avvertire che mi mancava l’aria. Mi sentivo irreale come se non fossi parte di ciò che stava accadendo. I pensieri si accavallavano e non riuscivo a concentrarmi. Tutto appariva distaccato e il battito cardiaco aumentava. Ho cominciato ad aver paura che sarei impazzito, che avrei perso totalmente il controllo di me…”

“Quando ho un attacco di panico è terribile. Sento un forte dolore al petto e un formicolio lungo le braccia e le gambe. Il mio cuore batte forte. E’ così terribile che penso che potrebbe scoppiare, che sicuramente mi verrà un attacco di cuore…”

“Una delle mie peggiori paure quando sento l’ansia è quella di poter svenire o di collassare. Mi sento senza respiro e tutto sembra andare più velocemente. Mi gira la testa e comincio a temere che perderò i sensi. Non è mai accaduto ma temo che prima o poi ci sarà un attacco più brutto e…”

Che cosa è un attacco di panico?

Secondo il DSM5 l’attacco di panico è caratterizzato da un brusco aumento di intensa paura o disagio che raggiunge il picco in alcuni minuti (circa 10). Per essere definito tale, durante di esso quattro (o più) dei seguenti sintomi si sono manifestati:

SINTOMI FISICI:

  • palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia
  • sudorazione
  • tremori fini o a grandi scosse
  • dispnea o sensazione di soffocamento
  • sensazione di asfissia
  • dolore o fastidio al petto
  • nausea o disturbi addominali
  • sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento
  • parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio)
  • brividi o vampate di calore

SINTOMI PSICOSENSORIALI:

  • derealizzazione (sensazione di irrealtà)
  • depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da sé stessi)

TIMORI:

  • angoscia di perdere il controllo 
  • timore di impazzire
  • paura di morire
panico emozione

L’attacco di panico viene definito atteso se insorge dinanzi ad uno stimolo o evento specifico ed individuabile. Si definisce inatteso se si presenta con stimoli od eventi che precedentemente non erano associati ad ansia o panico. Un intenso aumento di sintomi come paura o disagio può quindi verificarsi in uno stato di ansia ma anche di calma.

Qual è la differenza con l’ansia?

L’ansia si attiva come risposta alla percezione di un pericolo imminente o di un evento negativo incombente. Si tratta di uno stato emotivo anticipatorio per un pericolo futuro, caratterizzato da apprensione e tensione.

Parliamo di panico, invece, quando siamo di fronte ad uno stato emotivo volto alla gestione di un evento traumatico in atto. Esso è caratterizzato da estrema paura e sensazione di morte e/o impazzimento imminente.

Il panico è una reazione drammatica diversa dall’ansia (Brownet al. 1998).

Solo quando gli attacchi di panico sono ricorrenti ed inattesi si fa diagnosi di Disturbo di Panico.

In questo caso la persona prova una preoccupazione persistente di avere altri attacchi o teme le conseguenze di questi. Esempi più comuni sono perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, “impazzire”. È presente, inoltre, una significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi caratterizzata da evitamenti. Parliamo degli evitamento di certi esercizi fisici o situazioni non familiari che potrebbero portare all’attacco di panico stesso.

Come funziona l’attacco di panico?

Ecco il Modello del Circolo Vizioso del Panico (Clark 1986). Nello schema gli attacchi di panico si verificano quando gli individui valutano alcune sensazioni corporee e mentali innocue come molto pericolose. Essi le interpretano quindi come segnali di un’imminente e improvvisa catastrofe.

Capiamo meglio con un esempio:

Cosa può mantenere o peggiore il problema?

Vi sono vari fattori che possono incidere, tra cui quelli cognitivi, emotivi e comportamentali.

In particolare, i fattori cognitivi coinvolti sono:

  • Better Safe Than Sorry: ragionamento di tipo prudenziale. Il soggetto crede che sia meglio allarmarsi una volta in più piuttosto che non preoccuparsi in una situazione di pericolo effettivo. La tachicardia viene considerata il prodromo di un attacco di cuore.
  • Attenzione selettiva: monitoraggio continuo dei sintomi e delle proprie sensazioni.
  • Euristica della disponibilità: se un evento è ben rappresentato aumentano le informazioni coerenti con un’alta probabilità. Aumenta quindi la probabilità attribuita dal soggetto all’evento temuto.

Tra i fattori emotivi invece troviamo:

  • Ragionamento emozionale: “se sono in ansia allora deve esserci un pericolo”, l’emozione viene assunta come informativa sullo stato del mondo.
  • Problema secondario: il soggetto critica la propria ansia e il proprio malessere non riconoscendone la legittimità. Esso attiva circuiti di autosvalutazione o autoinvalidazione ricorsiva, “sono debole, fragile
panico iperventilazione

Infine anche alcuni fattori comportamentali possono mantenere il problema, tra cui:

  • Evitamenti: evitare di rimanere solo, evitare il supermercato o i viaggi in autobus affollati. Evitare tutte quelle situazioni che il soggetto ritiene favorenti il sopravvenire del panico.
  • Fughe da quelle situazioni in cui si verifica il panico. Oppure appena si presentano sensazioni fisiche o mentali considerate prodromi del panico.
  • Prevenzioni della minaccia, come respirare profondamente (inconsapevoli del fatto che si aumenti l’iperventilazione e dunque l’intensità delle sensazioni temute). Cercare sostegno nell’altro.
  • Distrazione dalla situazione che potrebbe innescare il panico.  Ad esempio leggendo, ascoltando musica, e così via.
Panico lavoro
Ma come può verificarsi il primo attacco di panico?

Spesso i primi attacchi di panico si verificano in situazioni molto definite. Guidare da soli, viaggiare su un mezzo pubblico oppure in contesti stressanti. In buona percentuale possono verificarsi anche per intossicazione da sostanze psicoattive. Anche le condizioni climatiche possono avere un ruolo nell’esordio.

Alcuni fattori di scompenso possono essere eventi di vita. Parliamo di eventi come separazione, perdita o malattia di una persona significativa. Ma anche cambiamenti di vita come matrimonio, nuova convivenza, cominciare un nuovo lavoro o altri cambiamenti di ruolo.

Ad ogni modo questi eventi di vita stressanti rivestono un aspetto non specifico nello sviluppo della psicopatologia. Essi non determinano l’insorgere di un disturbo di panico. Possono però farlo se interagiscono con fattori di predisposizione e di vulnerabilità.

Un importante fattore di vulnerabilità è l’Anxiety Sensitivity. La sensibilità all’ansia sembra infatti essere una variabile individuale piuttosto stabile nel tempo. In aggiunta, essa è in grado di costruire un fattore di rischio premorboso per patologie ansiose, in particolare per il disturbo di panico.

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Dott.ssa Claudia Lucarini

Psicologa presso Centro Itinera.